
Professor Cesare Bartorelli, da Parma a Milano con Amore e Sapienza
Cesare Bartorelli nasce il 29 aprile del 1911 a Parma, dove si svolge la sua infanzia e i suoi studi liceali e poi universitari. Qui frequenta le scuole cittadine fino al Liceo “Romagnosi”, poi si iscrive alla Facoltà di Medicina e chirurgia e vi consegue la Laurea.
Segue quindi la famiglia a Pisa, dove il padre era insegnante di Fisica. Qui frequenta l’Istituto di Fisiologia con il professor Giuseppe Moruzzi, vera autorità internazionale che sfiorò il premio Nobel in più di un’occasione per i suoi classici studi sulla regolazione del sonno. Inizia la carriera universitaria, prima come assistente e poi come aiuto, al fianco di due maestri della fisiologia in Italia: Mario Camis (che nel 1938 sarà vittima delle leggi speciali contro gli Ebrei) e Giulio Cesare Pupilli.
Trascorre poi un lungo periodo di studio presso l’Istituto di Fisiologia umana di Zurigo diretto da Walter Rudolf Hess, autorità mondiale nel campo della regolazione nervosa del sistema cardiovascolare, che vincerà il Premio Nobel nel 1949 per i suoi studi sui centri bulbari e diencefalici regolatori delle funzionalità neurovegetative.
Nel 1940 sposa Maria Luisa Cusani, dalla quale avrà quattro figli: Alberto, Anna, Antonio e Luca. Il terzo, Antonio, seguirà le orme del padre dedicandosi con straordinari risultati alle più moderne tecniche di Cardiologia Invasiva.
La geniale “Invenzione” dell’iperintensione essenziale
Bartorelli si dedica alle ricerche sulla regolazione nervosa della circolazione sanguigna. Poi, nell’immediato dopoguerra, tiene per incarico l’insegnamento della disciplina nell’ateneo della propria città natale. Da qui, nel 1950, segue il professor Guido Melli a Milano, come primo Aiuto nell’Istituto di Patologia medica dell’Università Statale e, nello stesso anno, collabora con lui alla relazione congressuale sull’ipertensione essenziale, che metterà a fuoco e che verrà definita come la sua scoperta o, addirittura, la sua invenzione.
Nel 1955 vince il concorso presso l’università di Siena per la cattedra in Patologia Speciale medica, che rifonderà di sana pianta, con l’aiuto di molti collaboratori da lui scelti, Alberto Zanchetti, Arnaldo Libretti, Maurizio Guazzi, Alberto Malliani, Gastone Leonetti fra gli altri, tutti nel tempo diventati leader dei rispettivi settori di interesse. Nell’antica città, cuore e lingua d’Italia, Bartorelli realizza infatti un nuovo reparto di Patologia medica nel padiglione interamente ristrutturato dell’ex brefotrofio di piazzetta della Selva, dove venivano a trovarlo anche tanti suoi pazienti milanesi, che evidentemente non potevano fare a meno del suo aiuto, della sua competenza.
Nel 1966 torna a Milano, quale direttore della Patologia medica e due anni dopo viene chiamato a dirigere la Clinica medica dell’Università Statale. È un riconoscimento dei suoi meriti, ma è anche un grande acquisto per l’ospedale Policlinico.
Da Siena lo seguono a Milano ben 14 medici della sua scuola, da Zanchetti a Berengo, da Libretti a Guazzi, da Malliani a Magrini, da Fiorentini a Lombardi, e molti altri. È la dimostrazione più evidente del fatto che Bartorelli non fu soltanto un clinico e un docente, ma anche un autentico e amato maestro.
In quegli anni, coinvolge alcuni capitani d’industria lombardi illuminati (Giovanni Falk, Leopoldo Pirelli, l’amico Alighiero De Micheli allora presidente di Confindustria, e Italo Monzino tra gli altri) nell’ambizioso progetto innovatore di un Istituto di ricerche cardiovascolari da realizzarsi nel Policlinico, tre piani di laboratori per la ricerca, che otterrà il riconoscimento del CNR, il quale lo identifica come struttura guida nella ricerca cardiovascolare. Nell’Istituto trovano ospitalità e terreno fertile numerosi ricercatori italiani e stranieri, con risultati di grande rilievo, oggetto di pubblicazione sulle più qualificate riviste scientifiche internazionali. Il padiglione fa ancora oggi mostra di sé per chi accede all’ospedale, trasformato in Centro di Fisiologia clinica e ipertensione.
Succedendo a Melli nei primi anni ’70 alla guida della Clinica Medica generale, Bartorelli non si sposta però al “Granelli” come avevano fatto tutti i suoi predecessori, ma preferisce restare al Padiglione “Sacco”, all’Istituto di ricerche cardiovascolari che è la sua creatura.
Membro di prestigiose accademie e società scientifiche in Italia, viene insignito della Medaglia d’oro sia dal Ministro della Pubblica istruzione sia dal Ministro della Sanità, un’osmosi fra istruzione e sanità, spesso disattesa, che Bartorelli incarna appieno.
È da un’idea di Cesare Bartorelli che, nel 1981, nasce il Centro Cardiologico, grazie a una donazione del Cavaliere del lavoro Italo Monzino, dal quale poi prenderà il nome. Si tratta della realizzazione di un sogno: creare un ospedale dedicato esclusivamente alla cura delle malattie cardiovascolari. Un’opera benemerita anche perché, all’epoca, molti malati andavano all’estero a farsi curare. Al Centro Cardiologico Monzino viene poi trasferita la cattedra di Cardiologia e le Scuole di specializzazione in Cardiologia e in Cardiochirurgia, e viene chiamato il professor Paolo Biglioli a fondare e dirigere la cardiochirurgia milanese, di cui in precedenza non vi era l’insegnamento universitario. Da allora, l’ospedale fondato da Cesare Bartorelli diventa uno dei centri clinici e di ricerca scientifica più avanzati d’Europa.
Nel 1981, Cesare Bartorelli lascia il ruolo ma mantiene, fino alla fine, il coordinamento dell’ospedale da lui fondato. Il Professor Cesare Bartorelli si spegne a Milano il 19 ottobre del 1991.
Fondatore e Presidente della Lega italiana per la lotta contro l’ipertensione, nel 1989 gli verrà assegnato un premio dalla allora Farmitalia Carlo Erba, che lo indica come “Maestro della Medicina” in Italia. Nel 2013, gli sarà intitolata l’Aula Magna del Centro Cardiologico Monzino, luogo simbolo dell’attività scientifica, didattica, e formativa dell’Istituto.
Bartorelli, Maestro della Medicina
Bartorelli seppe mettere a frutto i suoi molti talenti non solo nei campi della ricerca, della didattica e della clinica, ma anche in quello dell’organizzazione del lavoro clinico, scientifico e dell’imprenditoria creativa. Come dimostra la sua ultima creatura, il Centro Cardiologico Fondazione Italo Monzino per la cura medica e chirurgica dei pazienti cardiopatici.
Milano, Siena, Parma: percorrendo a ritroso l’iter accademico di Bartorelli ritroviamo, nell’ordine, la sua grande capacità di promozione imprenditoriale, la sua vocazione di organizzatore e propulsore, la sua fede vissuta nel valore della ricerca. E percorrendo a ritroso, attraverso le medesime tappe, il suo viaggio umano, ritroviamo nello stesso ordine il suo umanesimo scientifico, il suo stile suscitatore di ampi consensi, il suo carattere naturalmente aperto e comunicativo, radicato nell’aurea Parma delle sue origini.